...Si è da poco concluso il campionato mondiale di rugby, il terzo evento sportivo più seguito a livello globale dopo il mondiale di calcio e le Olimpiadi: vanta infatti una audience che sfiora gli 800 milioni di telespettatori disseminati in 209 nazioni.
Oggi cercheremo di fare luce su questo mondo ovale: pare che, oltre alle botte, ci sia molto di più.
Il rugby è nato nel 1823, quando Webb Ellis durante una partita di calcio ha afferrato a due mani il pallone e ha cominciato a correre.
Da allora questo sport non ha mai smesso di crescere ed evolversi. Anche le regole tendono a essere riviste nel tempo, in modo da salvaguardare la sicurezza degli atleti e per mantenere lo spirito del gioco. Infatti il regolamento può apparire complesso a prima vista, ma una volta compresi i principi dello sport tutto acquista senso.
Come funziona
L’essenziale: si gioca in 15 contro 15, in un campo della grandezza di quello da calcio: l’obiettivo è portare il pallone oltre la linea di meta avversaria. Per fermare il portatore di palla è permesso placcarlo, al di sotto delle spalle, e si può passare il pallone soltanto all’indietro.
Il rugby sta crescendo a grandi falcate anche in Italia, come testimonia la sua copertura mediatica in espansione, e oggi vogliamo parlarvi proprio di crescita. Ecco 5 motivi (e mezzo!) per iscrivere tuo figlio a rugby.
Partiamo dalle basi: se tuo figlio sta giocando a rugby, sta correndo all’aria aperta e non è davanti alla televisione o ai videogiochi.
Il rugby poi, è uno sport completo:
A proposito di vincere o perdere: in ogni caso, dopo il fischio finale, le due squadre si siederanno a mangiare insieme. È una tradizione imprescindibile che ben rappresenta lo spirito di questo sport: la squadra contro cui si gioca è un formata da avversari, non da nemici, e come tali vanno rispettati. Anche l’arbitro è una figura che nel rugby viene trattata con grande considerazione. Che sia il campionato di serie C o la finale dei mondiali, se il giudice di gara estrae un cartellino rosso il giocatore girerà sui tacchi e si dirigerà verso la panchina, senza fiatare.
Il rugby insegna davvero tanto. La forma ovale del pallone fa in modo che il suo rimbalzo sia imprevedibile, come la vita. In campo uno impara a gestire situazioni che si presentano al lavoro, in famiglia, per la strada.
Si impara ad avanzare guadagnandosi centimetro per centimetro, a sostenere i tuoi compagni, a fidarti del tuo compagno, a mantenere la mente lucida in mezzo al caos.
Nel rugby si cade per terra, e si impara a rialzarsi.
Rugby significa rispetto verso l’avversario e verso l’arbitro, ma anche nei confronti del proprio allenatore e del il proprio capitano. È una lezione di umiltà: i campioni quasi indiscussi del mondo, i neozelandesi All Blacks, sono stati visti in diverse occasioni a fermarsi a pulire lo spogliatoio al termine delle loro partite.
Il rugby è uno sport di contatto: si impara a non avere paura di cadere o dello scontro con l’avversario.
È uno sport di squadra: si impara a collaborare e a gestire i conflitti. Ogni meta è sempre la somma degli sforzi di tutta la squadra: il gruppo conta più del singolo. Per la squadra ci si sacrifica, si cerca di dare il massimo e si cresce individualmente e insieme.
La parte più bella di essere a sostegno dei tuoi compagni, è sapere che anche loro sono pronti a sostenere te.
Affrontare le avversità insieme avvicina i compagni di squadra e li trasforma in amici, spesso in fratelli pronti a sostenerti anche fuori dal campo.
Non vedrete mai tifoserie avversarie di rugby insultarsi tra loro negli spalti: è molto più facile che li vediate bere birra insieme.
Per i genitori del “minirugby”, il Club diventa spesso una seconda famiglia con cui trascorrere piacevoli momenti di condivisione e goliardia.
I bambini acquisiscono tutto questo in maniera naturale e spontanea: perché si divertono!
Il rugby è un gioco: la priorità è sempre divertirsi, dentro e fuori dal campo.
Controindicazioni? Il rugby crea dipendenza!