Bologna è una città dalle mille bellezze. È chiamata Dotta perché qui ha sede una delle più antiche università italiane, rossa per via del colore dei mattoni, e grassa per la ricca cucina. Bologna è anche città di portici e torri, queste ultime costruite tra il XII e il XIII secolo, che in passato erano più di cento. Oggi ne restano 24, su cui spicca la Torre degli Asinelli, uno dei simboli della città, che dai suoi 97,20 metri di altezza, raggiungibili dopo aver salito 498 gradini, regala un panorama unico. E poi c’è la sua gemella Garisenda, che Dante cita nella Divina Commedia. Cuore pulsante della città è piazza Maggiore, nota anche come Piazza Grande. Vi si affacciano i palazzi principali della città, oltre all’imponente Basilica di San Petronio, quinta chiesa più grande almondo, e vi si trova la Fontana del Nettuno. Il suo centro storico, risalente al Medioevo, è tra i più estesi e ben conservati d’Europa. Tappa d’obbligo è il complesso delle sette chiese, ovvero il complesso della basilica di Santo Stefano, costruita in origine per ricreare il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Bellissimi i musei, ricchi di storia e arte, e i tanti palazzi sui quali spicca l’Archiginnasio, antica sede dell’università, fatto costruire dal cardinale Borromeo. In questa stagione, poi, sono imperdibili i canali, creati per collegare la città al fiume Po.
TRADIZIONE ENOGASTRONOMICA
Bologna è una delle città in cui si mangia meglio in Italia. Conosciuta come “la grassa”, Bologna esalta i sapori tradizionali, ricchi di gusto e calorie. La sua cucina è rinomata in tutto il mondo. Già nell’Ottocento il guru della cucina Pellegrino Artusi diceva: “Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, che se la merita”. Impossibile qui elencare tutti i piatti della gastronomia locale. Senza ombra didubbio Bologna può essere definita lacapitale della pasta fresca, tagliatelle e tortellini, dove il vero segreto è la sfoglia, rigorosamente tirata a mano con il mattarello. Impossibile non pensare alla mortadella, ingrediente base del ripieno dei tortellini e capostipite dei tanti e ottimi salumi bolognesi. Così come al ragù, mostro sacro dei condimenti, la cui ricetta, per veder preservata la continuità con la tradizione a livello mondiale, è stata depositata presso la Camera di Commercio bolognese.
VINI
Il vitigno re dei Colli Bolognesi è il pignoletto, un’uva autoctona a bacca bianca che viene vinificata nelleversioni fermo, frizzante, spumante e passito. Negli ultimi anni è aumentato l’interesse dei consumatori per la versione frizzante, che dà vita a vini freschi e dissetanti, ideali da bere con i primi caldi e capaci di abbinarsi bene alla mortadella, oltre che a formaggi freschi, verdure ripiene e pesci delicati. Tra gli altrivitigni autoctoni della zona è da citare il negretto, un’uva a bacca scura, oggi recentemente riscoperta, che qualche produttore comincia a vinficare in purezza per produrre rossisuccosi, molto fruttati e un po’ rustici. Nella DOC Colli Bolognesi sono presenti anche la Barbera, che si può trovare sia ferma sia frizzante, e molti vitigni internazionali, come Merlot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Sauvignon.
TRE MERAVIGLIE
Una visita al primo e unico museo al mondo dedicato al gelato, appena fuori città
Giocare al telefono senza fili tra le volte sotto il Palazzo del Podestà
La finestrella di via Piella, affacciata sul canale delle Moline, per ritrovare un piccolo scorcio di Venezia.
I PORTICI
Anche in una giornata piovosa, a Bologna l’ombrello non serve. Merito dei 40 chilometri di portici che caratterizzano la città, e rappresentano un importante patrimonio artistico e culturale, riconosciuto dall’Unesco. Costruiti nel Tardo Medioevo, i portici nacquero per avere più spazio abitativo, e ben presto divennero l’anima della città. Dei tanti porticati di Bologna, il più curioso e suggestivo (oltre che il più lungo al mondo con i suoi quasi 4 chilometri di percorso) è quello che dal centro porta al santuario della Madonna di San Luca sul Colle della Guardia. Gli archi sono numerati progressivamente, dall’1 al 666, il simbolo del diavolo, e sono caratterizzati da una forma a serpente, la cui testa è schiacciata dalla Madonna a cui il santuario è dedicato.
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