I grandi rossi d'Italia

L’Italia è la patria di alcuni grandi vini rossi che si acquistano per festeggiare un’occasione speciale o per fare un regalo importante. Sono vini di grande struttura, che possono invecchiare per anni e sono adatti ad accompagnare le ricette dei mesi più freddi.

Dal Piemonte, il Barbaresco

Barolo e Barbaresco sono i vini più importanti del Piemonte e tra i più rinomati in Italia.
Entrambi sono prodotti nella zona delle Langhe con il vitigno Nebbiolo. Differiscono per il grado di invecchiamento in botte e per la posizione dei vigneti. La storia del Barbaresco si fonde con la leggenda. Alcuni raccontano che i Galli siano arrivati in Italia proprio perché attratti dalla bontà del vino di Barbaritium; altri che il vino deve il suo nome al fatto che la zona in cui oggi si coltiva era coperta da foreste fittissime e impenetrabili che costituirono un rifugio sicuro per i Liguri in fuga dai Romani. E poiché questa zona non ricadeva nel dominio di Roma, fu denominata barbarica silva, toponimo all’origine dell’attuale Barbaresco.
È considerato il miglior vino da abbinare agli arrosti, ma si sposa anche con i bolliti misti della tradizione piemontese, i brasati, la selvaggina e i formaggi stagionati.

Il Barolo
Il Barolo ha bisogno di parecchio tempo in bottiglia prima di svelarsi al meglio. È conosciuto come “Re dei vini e vino da re”,perché la sua fortuna cominciò del XIX secolo, quando fu scopertoe apprezzato da Carlo Alberto, al punto che il re comprò una grande tenuta a Verduno, per iniziare a produrlo personalmente.
A tavola, si abbina con carni rosse e piccola cacciagione.

Dal Veneto, l'Amarone

Già al tempo dei Romani, in Valpolicella si produceva per l’imperatore Augusto un vino pregiato, derivato dall’appassimento delle uve e, come si usava allora, dolce, conosciuto con il nome di Reticum, l’attuale Recioto. A inizio Novecento, per un “errore” di produzione, è nato il Recioto amaro, poi chiamato Amarone. Il vino “sbagliato” piacque al punto che si cominciò a metterlo in commercio dal secondo dopoguerra. È composto da un mix di uve, tra cui le più importanti (Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara) sono autoctone del territorio. La sua particolarità sta nel fatto che, dopo la vendemmia, le uve vengono fatte appassire in appositi locali per un periodo di tempo compreso tra 90 e 120 giorni: così avviene l’evaporazione dell’acqua e la concentrazione degli zuccheri negli acini. Dopo la pigiatura e l’affinamento in botte, l’Amarone diventa un vino potente e vellutato, di grande persistenza e morbidezza, che si abbina a selvaggina e formaggi stagionati, ma può essere anche bevuto da solo, come vino da meditazione.

Dalla Toscana, il Brunello

Il merito dell’invenzione del Brunello va alla famiglia Biondi Santi, il cui Brunello Riserva del 1955 è considerato uno dei migliori vini al mondo di tutti i tempi. È un vino di straordinaria longevità, che nelle annate migliori può conservarsi anche per un secolo.
È fatto con il vitigno sangiovese grosso e può essere venduto solo dopo cinque anni di affinamento in cantina. È un rosso corposo ed elegante, armonico e asciutto, che si sposa con formaggi stagionati, carni rosse e ricette con condimenti a base di funghi porcini e tartufo.