Mangiare piccante fa bene o no?

Una macinata di pepe o un po’ di peperoncino per molti sono quel “tocco in più” che vivacizza un piatto, rendendolo davvero gradevole. Senza dimenticare che, al gusto intenso e all’aspetto accattivante, il peperoncino unisce indiscutibili virtù salutari, quelle che la saggezza popolare ha scoperto e sfrutta da tempo, e che oggi il moderno sapere medico ha consacrato al rango di verità scientifiche. Ma è davvero sempre così o ci sono casi in cui il piccante può diventare un nemico? Come per la maggior parte delle cose la verità sta nel mezzo (o meglio, nella dose…).   

Pepe e peperoncino
Il segreto del gusto caratteristico e delle proprietà salutari (e non) del peperoncino e del pepe è racchiuso in due elementi: rispettivamente la capsaicina e la piperina. La capsaicina del peperoncino è una sostanza che, insieme ad altre quattro ad essa correlate, regala alle papille sensazioni piccanti, più o meno intense secondo la sua concentrazione. È proprio sulla misura del contenuto di capsaicina che si basa la “scala di Scoville”, utilizzata per classificare i diversi tipi di peperoncini secondo la loro piccantezza. Nel pepe invece abbonda la piperina, che però è cento volte meno forte della capsaicina. È il motivo per cui, mentre del pepe si apprezzano soprattutto le proprietà aromatiche e la piccantezza è solo un “contorno”, quando si pensa al “fuoco” in cucina ci si concentra soprattutto sul peperoncino.
Il piccante amico del cuore
Il peperoncino, grazie alle sue proprietà antiossidanti e vasodilatatrici, migliora l’elasticità delle arterie. Non sorprende quindi che recenti studi scientifici abbiano dimostrato come il peperoncino possa far bene al cuore, abbassando il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Ma non è solo al cuore che giova un po’ di piccante: un gruppo di ricercatori cinesi, in uno studio pubblicato sul British Medical Journal, è arrivato alla conclusione che mangiando piccante (soprattutto peperoncino fresco) più di 3 giorni a settimana, il rischio di mortalità scende del 14% rispetto a chi esclude il piccante dalla tavola. Il motivo? La simultanea presenza nel peperoncino della capsaicina e della vitamina C (quello fresco è tra gli alimenti che ne sono più ricchi) potenzia l’effetto antiossidante e stimola il sistema immunitario.
Un aiuto per la digestione e per il buonumore
Sia la capsaicina sia la piperina agiscono come tonico dello stomaco e dell’apparato digerente perché causano un'iperattività delle mucose, aumentando la produzione dei succhi gastrici. Ecco allora che un’aggiunta moderata di peperoncino o di pepe ai cibi ne facilita la digestione, ed è anche in grado di disinfettare l’intestino ed evitare le fermentazioni.
Non finisce qui, il peperoncino è anche considerato la spezia del buonumore: il gusto piccante aggredisce le terminazioni nervose della lingua e della bocca, che mandano dei falsi segnali di dolore al cervello; in risposta a questo stimolo, l’organismo produce endorfine, sostanze che hanno un'azione simile a quella della morfina e funzionano come efficacissimi antistress.
Amico della linea
Al di là dell’effetto distensivo e serenizzante delle endorfine, gli amanti del cibo piccante pare che possano trovare nel peperoncino e nel pepe un aiuto anche per dimagrire. Il motivo è semplice: la sensazione di calore che produce il piccante attiva il metabolismo e produce un certo consumo di energia aiutando a smaltire le calorie di troppo e a ritrovare più velocemente la linea perfetta. Nel caso del peperoncino, è stato anche dimostrato che, grazie ai suoi capsaicinoidi, aiuta l'organismo a bruciare più rapidamente i grassi, il cui eccesso è tra i primi responsabili del sovrappeso.
Non esagerare!
Attenzione però, anche per i cibi piccanti è la dose a fare la differenza tra la medicina e il veleno. Il pepe e il peperoncino, infatti, se mangiati in quantità esagerate, possono essere dei potenti irritanti delle mucose interne, soprattutto dell’intestino e delle vie urinarie, arrivando anche a provocare la comparsa di sangue nell'urina. Meglio evitarli quindi se si soffre di gastrite, reflusso gastroesofageo o ulcera, per non aggravare la situazione. Per il peperoncino è anche da considerare che, in caso di abuso continuativo, può esercitare azione irritante sulla prostata favorendo fastidiose infiammazioni (prostatiti).
Quando il piccante è da evitare
Gli alimenti piccanti andrebbero consumati con particolare moderazione durante la gravidanza, non tanto perché, come alcuni sostengono (ma non è scientificamente dimostrato), i cibi piccanti potrebbero favorire la comparsa precoce di contrazioni, quanto piuttosto per i possibili effetti indesiderati sull’apparato digerente, particolarmente delicato nei nove mesi. Un consumo eccessivo di cibi piccanti potrebbe aumentare la sensazione di nausea e causare bruciori di stomaco, oltre ad aumentare il rischio di problemi intestinali.
A causa sempre della delicatezza dell’apparato digerente, ancora non sufficientemente maturo per riuscire a tollerare l’effetto irritante di pepe e peperoncino, pepe e peperoncino non dovrebbero comparire nemmeno nell’alimentazione dei piccoli, per iniziare a proporli non prima dei 6 anni, cominciando con dosi minime quasi omeopatiche.