La Sharing Mobility in Italia

Cos’è

La Sharing mobility è l’implementazione della tecnologia digitale nel sistema dei trasporti, in modo da facilitare la condivisione di veicoli e tragitti, aumentare la flessibilità e l’originalità dei servizi e incentivare la collaborazione tra le parti. Appoggiandosi al funzionamento delle App quindi, questo può avvenire attraverso diverse modalità, in continua espansione:

  • Carsharing: servizio che consente di noleggiare automobili per breve tempo senza bisogno di assistenza da parte del personale. Generalmente un servizio utilizzato in ambito urbano, gestito da un’azienda che mette a disposizione le sue automobili e la piattaforma per usufruirne. Può essere “station based”, quando il prelievo del veicolo (e di norma, ma non sempre, anche la riconsegna) avviene in un’area apposita, oppure “free floating”, ovvero quando le auto vengono rintracciate tramite GPS e localizzate tramite smartphone. Esiste anche il carsharing "peer-to-peer", ovvero tra privati, tramite una piattaforma digitale.

  • Ridesharing / Carpooling: è la condivisione di un mezzo privato da parte di due o più persone. Attività quindi sempre esistita, basta pensare all’autostop!

  • Servizi on-demand: dove l’utente (o gli utenti) richiede, oltre alla disponibilità del veicolo, anche il suo autista. Servizi di questo tipo in Italia sono strettamente regolamentati, limitando le licenze concesse a taxi ed NCC.

  • Bikesharing e scootersharing: noleggio di biciclette e monopattini elettrici, sempre in maniera automatizzata. Possono essere anche qui modalità “station based” o “free floating”.

Sharing mobility, Sharing economy, Circular economy

Letteralmente “mobilità condivisa”, il fenomeno è una sottocategoria della “sharing economy”, ovvero ”economia condivisa”. L’economia condivisa è un modello di distribuzione di beni e servizi basato su una commistione tra leggi di mercato condivisione. È un concetto piuttosto ambiguo e dibattuto: in senso stretto, il termine "condivisione" rappresenterebbe le attività che non prevedono un profitto. In realtà, però, spesso si tratta di modelli imprenditoriali che rispecchiano le logiche di domanda e offerta.

I presupposti sono correlati con quelli dell’economia circolare, un approccio al sistema di scambio che ha come perno l’intenzione di limitare il più possibile gli sprechi e incentivare il riuso, il riciclo e la condivisione a partire dallo stadio di progettazione dei prodotti e dei servizi.

Impatto economico

Il settore automotive costituisce l’11,1% del PIL e basta considerare che un'auto immatricolata su quattro è a noleggio per capire la portata della questione.
La mobilità condivisa è sempre più parte della quotidianità degli Italiani, con una tendenza di crescita del 12% ogni anno per quanto riguarda i servizi. L’anno scorso gli utenti registrati a questi portali ammontavano a 5,2 milioni, il 24% in più rispetto a quelli del 2017.

Impatto ambientale

Una crescita quantitativa quindi, ma anche qualitativa: i veicoli elettrici sono diventati il 43% rispetto al 27% del 2017. Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), se l’intero traffico stradale privato di una città venisse sostituito dall’uso di diversi servizi di mobilità condivisa integrati tra loro, si ridurrebbero le emissioni inquinanti, la congestione e il tasso di incidenti. Inoltre si andrebbe a liberare una grossa parte di spazio urbano dedicato ai parcheggi.

In una simulazione dell’OCSE sulla città di Lisbona, sostituendo il trasporto motorizzato con tre servizi di mobilità condivisa, si otteneva l’eliminazione degli imbottigliamenti, la riduzione di un terzo delle emissioni di anidride carbonica e la riduzione delle necessità di parcheggio pubblico del 95%.

La flotta dei mezzi di trasporto necessaria a raggiungere questi risultati è pari al solo 3% dei veicoli attualmente circolanti nella città portoghese.

Uno sguardo al futuro

L’innovazione in questo campo rasenta la fantascienza: dal 2016 siamo nella fase spermentale dell’implementazione dei veicoli automatizzati nella rete di mobilità condivisa. Parliamo delle macchine senza autista, guidate dall’intelligenza artificiale. Diverse prove sono state condotte negli anni per le strade di Pittsburg, USA, da parte di Uber, in Arizona da Waymo, in Singapore da nuTonomy e Grab, e in tutto il mondo il servizio di navette automatizzato (per il momento a bassa velocità) di EasyMile, Local Motors, Auro, Navya e altri.

L’unica cosa certa è che di sharing mobility sentiremo parlare sempre di più.